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Eravamo quattro Jedi e un Sith al pub: l’intervista (2^ parte)

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Come promesso, ecco la 2^ parte dell’intervista (la 1^ la trovate qui)

9) Bisogna essere per forza degli appassionati di Star Wars per praticare la vostra disciplina?
Assolutamente no! Anzi molte persone nemmeno hanno mai visto i film.(Enrico)

10) Che differenza c’è tra la scherma tradizionale e la scherma interstellare? Perché scegliere voi?
Innanzitutto non siamo una scherma marziale, non è una disciplina che richiede un ferreo rigore “marzialistico” e comportamentale. Certo, esige sempre rispetto, impegno ed educazione, ma lascia sollevati da quella pressione psicologica che qualunque altro maestro metterebbe al proprio allievo, per cercare di forgiarne il carattere e tirar fuori il guerriero insito in lui. In quei casi lo stato di stress e l’impatto fisico sono notevoli perché tutto è finalizzato allo scontro. Ho praticato per quasi 12 anni taekwondo (guadagnando il terzo podio nei campionati italiani del ‘94) ed è stato molto interessante scoprire come l’arte marziale ti spinga al limite e ti porti a provare sensazioni ed emozioni che con il Lightsaber Combat non vivrai quasi mai: per esempio salire sul ring con delle protezioni sapendo che potrai farti molto male. Quando entri nell’arena per uno scontro di Lightsaber, invece, si percepisce solo quel sano e buono agonismo perché sai che non puoi farti male se non accidentalmente. Chi non ricerca dunque un confronto estremo sceglie noi, così da avere sempre la possibilità di confrontarsi, ma senza il concetto di violenza.(Enrico)

11) Sarà possibile, un giorno, vedere il Lightsaber Combat scalare la popolarità mondiale e chissà magari, arrivare a manifestazioni grandi come le Olimpiadi?
Perché porsi dei limiti? Dopo tutto noi facciamo scherma stellare. Star Wars è un qualcosa di universale, il suo successo risiede proprio nel fatto che Jedi e Sith sono la sintesi della fusione della cultura orientale ed occidentale. Attualmente a livello sportivo lo si pratica in pochissime parti del mondo, infatti il problema principale consiste nella mancanza di uniformità della tecnica. Ci sono diversi linguaggi del corpo, dunque ci sarebbero difficoltà nell’affrontarci, in quanto il regolamento sarebbe diverso. Per il momento il Lightsaber Combat, come inteso dalla SO66, esiste solo qui in Italia. All’estero viene praticato in costume o addirittura in armatura, cosa che da noi sarebbe del tutto superfluo, data la mancanza di violenza e del controllo assoluto dei colpi. Possiamo però affermare, senza ombra di dubbio, che diventerà da qui a 20 anni uno sport diffusissimo in tutto il mondo. Noi stessi lavoreremo per questo.(Enrico)

Lightsaber

12) Questa pratica ludico-sportiva quanto ha inciso, se lo ha fatto, sul vostro modo di vivere e di rapportarvi con le altre persone?
Insegnare questa disciplina mi ha dato la possibilità di entrare in empatia con le persone, capire soprattutto quello che provano quando sono frustrate e non ottengono risultati soddisfacenti nonostante l’impegno. Il maestro Yoda affermava «fare o non fare, non c’è provare».
Proprio così: quando provi a fare una cosa per la prima volta, indipendetemente se riesci o meno, ti sollevi dalla responsabilità del risultato, lasci al caso la risposta, senza avere l’obiettività di capire se il successo o l’insuccesso derivi dal tuo reale impegno. È per questo motivo che invece chiedo sempre ai miei allievi di concedersi il lusso di sbagliare perché solo così impareranno qualcosa. In particolare mi rivolgo a quei ragazzi un po’ goffi, più timidi e introversi che hanno paura di essere giudicati. Spesso questo metodo funziona, e loro stessi capiscono come, nel fare o non fare, ci sia responsabilità. Cambiano da soli atteggiamento, vedendo nell’esercizio una possibilità di mettersi in gioco e di esplorare ciò che sono veramente.(Enrico)

A livello umano mi sento molto cambiato. Sono sempre stato una persona molto introversa e invece, grazie a questa realtà, sono stato introdotto a persone meravigliose, amici nuovi, che mi hanno fatto scoprire un lato di me stesso, che non pensavo minimamente di avere. In combattimento divento completamente un’altra persona. In passato ho fatto nuoto, scherma, pattinaggio e nessuno di questi sport è riuscito a darmi anche solo l’1% di quello che queste persone hanno dato a me nello stesso arco di tempo. Mi hanno regalato un qualcosa di speciale. (Mattia)

Insegnado Lightsaber Combat sono cresciuto molto interiormente, ho ravvivato una vita monotona con tantissimi nuovi amici, mi ha arricchito molto. Prima di intraprendere questo cammino, quando mi si ponevano davanti dei problemi, tendevo sempre a trovare un escamotage per evitarli, ora invece li affronto scegliendo la soluzione più giusta. Questa è la prima lezione che ho imparato, perchè in combattimento devi capire come affrontare chi hai di fronte. Questa è la prima lezione che insegni come Maestro e la prima che impari da allievo. (Giampiero)

13) Il Lightsaber Combat è lo stesso che vediamo nei film di Star Wars?
Dobbiamo innanzitutto scindere la scherma coreografica da una scherma in cui c’è effettivamente un duello dove lo scopo è andare a bersaglio. La scherma cinematografica, spesso porta ad un’esaltazione del movimento finalizzato all’azione. Se notiamo, soprattutto nell’Episodio I – La Minaccia Fantasma, vediamo lo strabiliante duello tra Darth Maul, Obi-Wan Kenobi Padawan e il maestro Qui-Gon Jinn. Se lo si analizza a rallentatore o con occhio esperto si nota come tutti i colpi sono portati per colpire la lama e non un punto vitale dell’avversario, quindi non stanno cercando di uccidersi, ma di ballare. Un’affermazione forte se detta da chi ama follemente la saga, ma è la dura verità. La carenza tecnica degli attori della vecchia trilogia era evidente. Questo lo si capisce solo praticando una disciplina come la nostra, dove si studia approfonditamente cercando la massima efficacia in ogni colpo per arrivare a bersaglio con meno movimenti possibili. (Enrico)

Lightsaber

14) Riassumeteci il Lightsaber Combat in 3 parole.
Dinamico, fantasioso, luminoso.

15) Come siamo stati alla prova in palestra?…abbiamo speranza di diventare Cavalieri Jedi o dobbiamo rassegnarci ad essere inghiottiti dal lato oscuro?
Ho avuto il piacere e l’onore di farvi fare il primo passo “verso un mondo più vasto” [cit.]. Siete stati davvero bravi, si vede che vi si siete impegnati. Alessandro hai un atteggiamento che tende a dominare l’altro, non ami molto indietreggiare. Al di fuori ti vedo più mite, ma in combattimento emerge un lato di te che ama il confronto. Si potrebbe quasi identificare con il lato oscuro, ma non significa che tu non conosca le vie della compassione, dell’amore e della pace. Illary ha dimostrato una particolare eleganza nei movimenti, una coordinazione che ad Alessandro un po’ manca; tradisce la sua esperienza nella danza. Se continuerete ad impegnarvi e ad allenarvi diventerete sicuramente dei temibilissimi Cavaliere Jedi o Sith, a seconda dell’inclinazione. Ma ricordate, anche quando sarete chiamati Maestri, avrete sempre molto da imparare.(Enrico)

Articolo in collaborazione con Alessandro Balbi
Foto: SO66.org

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